Cinema e Rete: le sfide lanciate da una Regione e una Università

Saper cogliere le numerose opportunità offerte dall’utilizzo intelligente delle nuove tecnologie della comunicazione – nella fattispecie il web 2.0 e le funzionalità legate al social networking – e metterle a disposizione di una comunità professionale di utenti reali e potenziali che condividono un interesse o una passione per il cinema e l’audiovisivo e sono alla ricerca di strumenti di orientamento e di informazione sulla rete a vari livelli.
Sembra un’operazione banale ma in realtà non sono ancora così frequenti i casi e le buone pratiche da prendere in esame in grado di coniugare la settima arte e gli ambienti digitali, sfruttandone le enormi capacità (anche a costi relativamente contenuti) di valorizzazione e promozione. Al contrario, il binomio cinema e rete oggi è sinonimo soprattutto di pirateria portando con sé dibattiti molto accesi  – anche sul piano dei rimedi normativi – che contrappongono popolo della rete e titolari dei diritti, entrambi portatori di istanze legittime.
Un progetto che si può senz’altro annoverare tra le buone pratiche è COME, promosso dalla Regione Emilia Romagna. In primo luogo perchè si colloca in un quadro istituzionale, un ambito – come denuncia il Ministro Brunetta – che registra un grave ritardo sul fronte Internet, aggravato dalla lentezza con cui procede la penetrazione della banda larga; in secondo luogo  – almeno nelle premesse e negli obiettivi strategici -sfidando le inevitabili criticità connesse al rispetto della normativa sul copyright sulla rete.
Seppure con intenti differenti, la piattaforma COME che ha messo al centro dell’operatività del sistema informativo le videoteche presenti sul territorio come motore propulsivo di trasmissione e condivisionre dei contenuti, presenta alcune analogie con un altro interessante esperimento portato avanti di recente dall’Università La Sapienza (Osservatorio Cinema della Facoltà di Scienze della Comunicazione) grazie alla grande intraprendenza e passione del suo promotore Roberto Faenza nella duplice veste di regista/docente. La tesi di fondo è tanto scontata quanto ricca di potenzialità in parte ancora inesplorate: il cinema non può fare a meno del web: se davvero questa straordinaria forma di comunicazione intende rinnovarsi e competere con altri veicoli di fruizione costruendo e (ri)trovando un dialogo forte con i giovani, deve fare i conti con la rete in tutte le sue possibili declinazioni e funzionalità. L’applicazione pratica in questo caso è stato il portale “cinemonitor”, una vera e propria “Casa del Cinema on line” nata per mettere in comunicazione i professionisti del settore con i giovani utenti del cinema, per identificarne gusti e preferenze, orientando (non piegando) l’offerta produttiva verso nuovi linguaggi e generi preservando i caratteri distintivi rispetto ai rischi di omologazione televisiva.
Due belle sfide lanciate da forti istituzioni pubbliche (una Regione e una Università) che vanno nella giusta direzione: coniugare le esperienze in materia di catalogazione delle opere con la ricchezza comunicativa dei social network la prima,  dare spazio e visibilità alla creatività la seconda.

Bruno Zambardino è Docente di Organizzazione ed Economia Aziendale dello Spettacolo, Università “La Sapienza”, e Amministratore di Mediaprofile Srl.

fonte: www.tafter.it

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