Nuovi strumenti e metodi innovativi per la Pianificazione Partecipata
Dopo esattamente 5 anni, oggi voglio rispolverare i documenti relazionati con la mia tesi di laurea intitolata “Nuovi strumenti e metodi innovativi per la Pianificazione Partecipata. Il caso di un piano intercomunale nel bacino nord del fiume Jarama (Madrid)” con la quale ho ottenuto la Laurea in Architettura il 16 maggio 2006 presso la Facoltá di Architettura “L. Quaroni” della Università La Sapienza di Roma.
Sono passati invece 4 anni dalla cerimonia di premiazione del 17 maggio 2007 del “Premio Tesi 2007” promosso da BIC Lazio SpA, nella quale questa tesi fu premiata.
Il Premio Tesi BIC Lazio viene concesso ai progetti che hanno individuato nuovi prodotti e processi produttivi, prospettando nuove soluzioni tecnologiche ed interventi sul mercato. Tra i criteri di valutazione dei lavori: il livello di studio e approfondimento; la capacità di elaborazione progettuale, con particolare riferimento ai risultati economici; il grado di trasferibilità sul mercato del servizio/tecnologia/prodotto oggetto dello studio.
Di seguito pubblico il testo che ho presentado come sintesi della tesi, necessario per poter partecipare al concorso:
Nuovi strumenti e metodi innovativi per la Pianificazione Partecipata.
Il caso di un piano intercomunale nel bacino nord del fiume Jarama (Madrid)
Premessa
Da più di due anni mi interesso a temi relazionati con la Partecipazione Pubblica e mi occupo dell’ organizzazione di workshop di progettazione partecipata come membro dell’associazione Laboratorio Urbano di Madrid. Da molto più tempo invece, sono un appassionato delle nuove tecniche di informazione e comunicazione (Internet).
Al momento di definire un argomento di tesi é stato per me facile dirigermi verso un tema che potesse riguardare questi due grandi mondi; mentre più difficile è stato definire un preciso ambito di studio.
Il primo grande problema è stato delimitare di che tipo di partecipazione mi sarei occupato e subito dopo definire un preciso obiettivo di ricerca. Fin dal principio mi rendevo conto dell’enorme potenzialità offerta dagli odierni strumenti di comunicazione come appoggio ai processi di progettazione partecipata, però non mi era del tutto chiaro in che modo e in che misura ciò potesse concretarsi. Da qui nasce il chiaro obiettivo di lavorare alla proposta di un modello semplificato di Pianificazione Partecipata, descriverne le fasi e le dinamiche più importanti, quindi ricercare e descrivere come usare strumenti e tecniche di comunicazione esistenti ed eventualmente proporne di nuovi. Per evitare di rimanere troppo nel teorico ho voluto presentare il tutto applicandolo ad un preciso caso di studio, in modo da avere un esempio chiaro delle diverse fasi descritte nel modello ed di come si potrebbero usare gli strumenti proposti.
1. Presentazione
Utilizzare la Partecipazione Pubblica nella gestione del territorio comporta un’importante evoluzione della società. Il ruolo del cittadino cambia, l’amministrazione pubblica diventa più trasparente; nei cittadini cresce il sentimento di appartenenza ad una comunità.
La gestione degli interessi comuni smette di essere delegata e diventa, almeno in parte, diretta ed accessibile a tutti. Si sviluppa un processo di “appropriazione” che rende tutti i cittadini consapevoli delle risorse della propria comunità, e quindi delle strategie amministrative adottate. Si moltiplicano le probabilità di esito di azioni, progetti e strategie di gestione, proprio perché assimilate, comprese e volute dagli stessi cittadini.
Tuttavia ancora troppo spesso, nella disciplina urbanistica, si guarda con diffidenza alla partecipazione dei cittadini nello sviluppo di un piano, ad un processo di consultazione dei cittadini e nel migliore dei casi ad un conseguente processo di informazione. Solo in questi ultimi anni, all’interno del dibattito urbanistico si sta cominciado a parlare seriamente del tema della partecipazione dei cittadini nei processi di gestione e trasformazione del territorio.
Si considera necessario individuare e promuovere un alternativo approccio progettuale e comunicativo, attraverso una pianificazione partecipata e condivisa, che preveda la collaborazione dei cittadini alla costruzione di politiche di programmazione e gestione del territorio.
Con questa tesi ho voluto inserirmi all’interno di questo nuovo dibattito, lavorando ad una proposta di un modello (uno schema) di pianificazione basato sulla partecipazione dei cittadini. Per essere il più concreto possibile vi ho affiancato la presentazione di nuovi strumenti, che a mio avviso consentirebbero un notevole miglioramento di tali processi.
Due di questi sono il risultato di due progetti su cui continuo a lavorare tuttora: “wikimap” e “Wikicity”, entrambi basati sulle nuove tecnologie di comunicazione e informazione.
Come caso di studio ho lavorato alla redazione di un piano intercomunale del bacino nord del fiume Jarama, nell’area metropolitana di Madrid che era stato già l’oggetto del mio laboratorio di Sintesi.
2. Obiettivi
Con questo lavoro comincio una riflessione sulle possibilità di sviluppo di un nuovo modello di Progettazione Partecipata, rivolgendo una particolare attenzione alle enormi potenzialità che ci offrono le nuove tecnologie informatiche e telematiche.
Tali strumenti permettono una enorme facilità di comunicazione interattiva e una straordinaria garanzia di trasparenza. Due concetti che stanno alla base di un qualsiasi processo di progettazione partecipata.
Nell’attuale fase storica in cui gli abitanti hanno sempre meno “relazioni” con il proprio territorio, mi propongo di illustrare alcune possibilità di innovazione nella metodologia di sviluppo del progetto partecipativo. Un modello integrato che permetta la collaborazione di molti soggetti (abitanti, utenti, soggetti locali organizzati, soggetti istituzionali, operatori privati) attraverso i nuovi strumenti di informazione e partecipazione diretta dei cittadini, capace ampliare le possibilità di successo di un progetto e uscire dalla logica degli interventi settoriali.
3. Metodo
Da circa due anni collaboro come membro dell’associazione Laboratorio Urbano a diversi progetti di progettazione partecipata, sperimentando diverse metodologie e strumenti.
Utilizzando l’esperienza acquisita come “base sperimentale” presenterò una proposta progettuale basata su di un modello integrato, in cui diverse metodologie e strumenti interagiscono in modo organico. In modo particolare mi centrerò sull’ integrazione delle nuove tecnologie informatiche e di informazione con i più tradizionali modelli di partecipazione.
La tesi si può dividere in due parti, una parte teorica (la definizone del modello) ed una progettuale (applicazione del modello: vedi le tavole allegate).
Con la prima presenterò una proposta per un nuovo modello di Progettazione Partecipata, che utilizzi in modo piú innovativo le nuove tecnologie di informazione e comunicazione. Con la seconda svilupperò un progetto territoriale seguendo le linee teoriche tracciate nella prima e basato sulla esperienza acquisita sul campo.
4. Caso di Studio
Il caso di studio sarà il bacino nord del fiume Jarama nell’area metropolitana di Madrid, costituito dai comuni Talamanca del Jarama, Valdetorres del Jarama y Fuente el Saz del Jarama.
Lo sviluppo di un processo partecipativo può essere visto come il miglior modo per cercare di avvicinare i cittadini di tre paesi. Il progetto riguarda un’area molto vasta alla quale si vuole dare un carattere ed una identità più forte, capace di evitare l’attrazione fatale della vicina metropoli:Madrid.
Il punto di forza è probabilmente la qualità paesaggistica e il bacino del fiume Jarama. Tale carattere può essere valorizzato solo se si attua una politica intercomunale. Da qui l’esigenza di elaborare un piano intercomunale.
Vista la separazione sociale e culturale esistente tra i tre paesini, la scelta di usare lo strumento partecipativo è in questo caso particolarmente appropriata. Il contatto diretto tra gli abitanti dei tre paesi propria di una dinamica partecipativa, costituisce una qualità aggiunta e facilita enormemente la successiva fase di attuazione del progetto.
5. Il modello
5.1 Il modello classico
Il modello classico che accompagna la disciplina Urbanistica fin dalla sua nascita puó essere semplificato in tre gradi fasi consecutive: analisi, sviluppo e attuazione.
Questo modello contempla un contatto diretto con i cittadini, quasi eclusivamente nella prima fase. Inoltre questo contatto si limita ad essere solo una buona fonte di informazione, peró in nessun caso arriva ad ad attribuire ai cittadini un qualsiasi ruolo attivo, seppur minimo alla definizione della proposte (vale a dire partecipare alla fase successiva).
Anche nei casi più recenti, quando si vuole dare importanza all’implicazione dei cittadini nel processo di pianificazione, in realtá ci si limita ad un miglioramento dell’informazione pubblica del progetto in corso.
Secondo il prof. Riccardo Wallach il rapporto dell’urbanista con i cittadini può essere molto più interessante, però questo può avvenire solo qualora si verificasse in modo continuo e non limitado alla fase di analisi. Wallach propone l’istituzione di un “urbanista di base”, una sorta di tecnico al servizio dei cittadini, capace di monitorare quotidianamente problemi, proposte e desideri dei cittadini relativi all’intorno urbano in cui vivono.
5.2 Monitoraggio
E’ da questa originale idea che parte la mia riflessione per la proposta di un nuovo modello.
Associando l’idea del professor Wallach ad un modello di pianificazione, il risultato automatico è la definizione di una nuova fase trasversale a tutto il processo: il monitoraggio.
La Partecipazione dei cittadini, é qualcosa di molto complesso, non si può considerare come un semplice elemento in più da aggiungere a ciascuna delle tre fasi del modello classico. La Partecipazione é qualcosa di continuo, che dura nel tempo, che si costruisce poco a poco, con un ritmo molto più lento di quello della redazione di un piano e proprio per questo motivo necessita di un processo continuo (quindi una fase trasversale), sulla quale possa appoggiarsi un processo di pianificazione partecipata.
A questo punto mi sembra opportuno chiarire che quando parlo di Pianificazione Partecipata, in realtá non sto parlando di Partecipazione che come ho spiegato é qualcosa di molto complesso e necessita di tutta una struttura politica di appoggio. Quindi ci tengo a chiarire che questo lavoro non é uno studio sulla Partecipazione, ma su un modello di
Pianificazione basato sulla Partecipazione. Sembra un dettaglio ma sono assolutamente convinto che é importantissimo fare questa precisazione.
5.3 Immaginario collettivo
Ritornando al modello, una volta riconosciuta l’importanza di un processo di monitoraggio rimane da definire in che modo tale processo, continuo, possa comunicare con un modello di pianificazione, che é necessariamente costituito da fasi cronologicamente successive.
La risposta potrebbe essere l’introduzione di una fase che entri nello schema di successione cronologica del processo di pianificazione e che permetta una “comunicazione” tra i due processi.
Questa fase di comunicazione tra monitoraggio e pianificazione è probabilmente l’elemento più difficile da definire nell’ambito del modello che propongo. D’altro canto é qui che introduco alcune delle maggiori innovazioni al modello classico, proponendo nuove dinamiche di partecipazione ed sviluppandone gli strumenti adeguati.
L’anello di congiunzione tra Partecipazione e Pianificazione potrebbe essere una fase che abbia come obiettivo la definizione e quindi la riconoscibilità di un immaginario collettivo, riferito alla propria comunità, la propria città o in generale al tema oggetto del piano. La fase sarebbe costituita da una serie di dinamiche volte a definire una immagine di partenza condivisa dai cittadini. Un modo per definire l’idea che gli abitanti hanno dei luoghi in cui vivono.
In questo caso le idee di tutti si uniscono per definire un idea collettiva associata alla propria comunità.
Si tratta di rendere visibile, e quindi condividere (nel senso di conoscere) i temi di maggiore interesse per la comunità, riconoscere su quali c’è accordo e su quali c’è disaccordo arrivando alla rappresentazione di quell’immaginario collettivo che é fondamentale per poter passare ad una fase di partecipazione basata sulla “negoziazione creativa”, che per funzionare ha bisogno che ognuno conosca cosa pensano tutti gli altri.
Il problema maggiore é costituito dalla sintesi di questa immagine condivisa. E’ facile intuire come la scelta del metodo é determinante per la definizione del risultato finale. Vale a dire che il metodo condiziona fortemente i risultati. Per risolvere questo problema sto lavorando allo sviluppo di uno strumento informatico capace di realizzare una sintesi “oggettiva” e soprattutto di rappresentarla in modo che sia facilmente comprensibile, che ho chiamato “Wikicity”. A questo si può aggiungere il simulatore di scenari “The Time Machine” sviluppato dal LaMP (Laboratorio di Analisi e Modelli per la Pianificazione), che però é meno intuitivo e necessita di una importante mediazione da parte dei tecnici, cosa che invece non succede con wikicity..
A tale immagine, che in qualche modo si costruisce in modo “automatico” come il risultato di una determinata dinamica si può associare l’analisi più professionale di un urbanista. In questo caso però mi riferisco ad un’analisi per niente convenzionale e totalmente innovativa, perché basata sulla partecipazione dei cittadini. Anche in questo caso propongo l’uso di uno strumento sul cui sviluppo sto lavorando personalmente: “wikimap”. Questo strumento permette ai cittadini di intervenire direttamente su una cartina digitale della propria città, apportando nuove informazioni (testo, video, audio, immagine). Nella fase Immaginario collettivo, un urbanista (che potrebbe benissimo essere l’urbanista di base di cui parla il prof. Wallach) potrebbe realizzare una analisi sintetica dei temi apportanti sulla cartina dinamica.
Con questa fase i tecnici (urbanisti) potranno “misurare” la coscienza di città che hanno i cittadini e quindi organizzare le seguenti fasi nel modo più adeguado.
5.4 Analisi
La partecipazione e l’azione diretta dei cittadini comincia in questa fase. Attraverso l’uso di tecniche come il “Planning for Real” e dei workshop EASW si comincia a “giocare” con modellini e piani della zona. I cittadini cominciano a raccontarci il proprio paese, com’è e come lo vorrebbero.
In questo caso non é importante cercare l’accordo dei partecipanti, quindi non si ricerca una unica immagine da condividere. Si tratta di spingere tutti i partecipanti a fare la propria analisi, fare in modo che saltino fuori le idee e i commenti di tutti. Il risultato é un collage enorme di idee e commenti (anche contrastanti) che garantiscono che niente e nessuno sia stato trascurato.
I tecnici realizzeranno la loro analisi complementare a quella degli abitanti. Nella fase di progetto ci si servirà di entrambe le analisi.
5.5 Sviluppo
In questa fase è necessario cominciare con i primi passi di negoziazione. Si sceglieranno i temi sui quali lavorare. La scelta dei temi dipende chiaramente dalla differente importanza che ognuno gli attribuisce.
La impossibilità di usare una scala oggettiva dovrà spingere i cittadini ad uno sforzo di negoziazione. In questa fase si userà la procedura denominata “Open Space Tecnology”. I tecnici dovranno fare la stessa cosa utilizzando però uno strumento un poco più complesso che permetterà di definire uno scenario possibile a seguito dei temi e soluzioni proposti. In questo caso userebbero un Simulatore di Scenari che permette la “rappresentazione” di uno scenario futuro.
Naturalmente come per il wikicity anche qui stiamo parlando di una rappresentazione schematica e simbolica, che serve solo a visualizzare scelte e risultati possibili.
5.6 Attuazione
Un sicuro vantaggio della progettazione partecipata è data da una maggiore probabilità di successo della fase di attuazione del piano. I cittadini hanno partecipato attivamente, hanno dibattito e sicuramente anche coloro che non hanno partecipato attivamente hanno avuto modo di conoscere cosa si stava facendo, attraverso pubblicazioni e sito web o semplicemente discutendo con coloro che hanno partecipato.
C’è da aggiungere che l’uso di internet e di strumenti come il wikimap possono migliorare molto la fase di attuazione perché amplificano le capacità di monitoraggio degli stessi cittadini. Il loro “compito” passerà dal semplice protestare al presentare con uno strumento pubblico delle riflessioni e proposte.
Queste possono essere condivise in tempo reale da altri cittadini e cosi implicare un cambio del piano anche all’ultimo momento.
6. Strumenti e tecniche
6.1 Strumenti sviluppati personalmente
6.11 Wikimap – Mappa digitale interattiva
Wikimap è una mappa digitale dove, i pensieri, i suoni, le storie e i paesaggi percepiti dagli abitanti completano la rappresentazione di strade, edifici e piazze di una città (un paese, un quartiere, una cittadina).
Si presenta come uno spazio multimediale, flessibile ed espandibile, in grado di di far riscoprire e quindi rappresentare la memoria storica di una comunità; di fortificare direttamente o indirettamente la partecipazione dei cittadini alla vita sociale e culturale del proprio quartiere (o città).
Può considerarsi come un nuovo tipo di spazio pubblico in cui gli utenti-cittadini possono incontrarsi, conoscersi, condividere idee e storie; un punto di incontro in cui possono fortificarsi o incluso nascere nuove reti di collaborazione tra gruppi, collettivi, associazioni e cittadini, tutti aventi una importante caratteristica in comune: vivere nello stesso quartiere o città.
Non si tratta di una alternativa ai classici spazi pubblici della città, ma piuttosto di una specie di “anticamera” di questi utlimi, un “luogo” in cui gli utenti-cittadini possono conoscersi e dialogare, conservando la distanza e l’anonimato con cui si sentono più comodi.
Leggendo le riflessioni, le storie, le idee e le passioni che i propri vicini hanno aggiunto sulla mappa li rende persone più prossime e meno sconosciute, e sicuramente aumenta la possibilità che si ritrovino negli spazi di incontro del proprio quartiere, per una semplice chiacchierata o anche per mettere in marcia un progetto condiviso prima su internet.
Il funzionamento è molto semplice: si tratta di una mappa digitale interattiva, consultabile in Internet, che permette ai propri visitanti, di aggiungere contenuti multimediali associati ad un punto esatto della mappa. I contenuti aggiunti modificheranno in parte la visualizzazione della mappa e saranno visibili a tutti coloro che successivamente la consultino in internet.
La sua semplicità d’uso nasconde un’enorme possibilità di sviluppo. Gli utenti/cittadini che poco a poco aggiungeranno documenti multimediali relazionati con la strada in cui vivono, lavorano o che semplicemente conoscono, raccontando storie e lasciando opinioni su di essa, oppure semplicemente descrivendo i propri interessi, le passioni, i desideri, preferenze e speranze, contribuiranno a dar alla mappa un carattere ed una qualità rappresentanti la vita quotidiana della città.
Il wikimap potrebbe convertirsi in una “finestra aperta” sulla città. Una finestra che permetterebbe all’utente/cittadino, vedere come vive la città e allo stesso tempo intervenire su di essa, attraverso la rappresentazione digitale.
Ci mostrerebbei i punti della città più attivi, quelli con più attività culturali e quelli dove sono più sviluppate le relazioni sociali tra i vicinii di uno stesso quartiere.
Chiunque consulti questa mappa (in particolar modo un urbanista) potrà rendersi conto delle qualità che caratterizzano ognuna delle differenti zone della città, scoprire le preoccupazioni, le aspirazioni e i problemi che differenziano i quartieri, avere quindi una visione molto più realistica della città, grazie ad una rappresentazione dinamica e collettiva costruita dagli stessi abitanti.
Wikimap si sviluppa seguendo un nuovo modo di intendere internet (chiamato internet 2.0), caratterizzato soprattuo dal protagonismo attrubuito agli utenti che smettono di essere semplici recettori e si convertono in veri attori e autori. I siti web sviluppati secondo questa filosfia sono costituiti infatti da contenuti apportati dai suoi stessi visitatori.
Fino ad oggi, internet si è sviluppato soprattutto grazie alla sua capacità di avvicinare persone lontane e per il suo carattere anonimo. Adesso con il wikimap si prova a dargli un senso e una funzione esattamente contraria.
Wikimap potrebbe rappresentare un valido strumento per sperimentare un nuovo modo di relazionare spazio fisico e spazio virtuale e per dare la possibilità di essere meno anonimi agli utenti che lo desiderino.
Pretende sviluppare processi grazie ai quali la “rete” si trasformi in catalizzatore e propiziatore di relazioni sociali che ci permettano di conoscere meglio i nostri vicini, e quindi fortificare la comunità e il sentimento di appartenza alla stessa.
Tale strumento ha tutte le potenzialità per diventare la piattaforma ideale per la interazione tra tecnici e cittadini (e forse anche dei politici).
6.12 Wikicity
Lo sviluppo di questo strumento é uno dei risultati più importanti di questo lavoro. Durante la definizione del modello mi sono reso conto della necessità di inserire una nuova fase nel processo partecipativo. Una fase dedicata alla definizione e rappresentazione dell’immaginario collettivo che hanno i città cittadini del proprio territorio.
Il suo compito é quello di garantire la massima “obiettività” e trasparenza del processo oltre a fornire una rappresentazione sintetica dei risultati, una rappresentazione facilmente comprensibile e che tenga in conto l’opinione di tutti coloro che partecipano.
Si può definire come uno strumento utile a definire l’immaginario collettivo che gli abitanti hanno della propria città e in un certo senso misurare la coscienza di città che i cittadini hanno.
Lo strumento è totalmente interattivo; tutti i suoi contenuti sono apportati dai suoi stessi utenti. La struttura è molto semplice, centrata prevalentemente sul carattere concettuale, sociale e culturale della partecipazione degli utenti-cittadini, le cui riflessioni sono messe in relazione tra loro e rappresentate in una forma intuitiva.
La dinamica è molto semplice. Il sistema chiede all’utente una descrizione della città (o del tema del progetto) attraverso delle parole chiave. In un secondo momento gli chiederà di associare le stesse parole con una relazione positiva o negativa. Poi se l’utente vuole essere più preciso, può definire l’intensità di relazione con un numero da 1 a 10, negativo o positivo.
Per esempio l’utente utilizza la parola “parchi” e vuole associarla alla parola “inquinamento”; in questo caso se pensa che i parchi riducono l’inquinamento metterà una relazione negativa.
Come risultato avremo una città ideale basata nelle valutazioni (positive o negative) dei diversi fattori (parole) che i cittadini (utenti) associano alla città. Con il tempo si crea una cartografia che rappresenta in modo strutturato i legami semantici esistenti tra le parole che definiscono una città.
Ogni parola sarà associata a un quadrato con dimensione proporzionale al numero di volte che gli utenti l’hanno usata. I quadrati avranno dei legami di relazione con caratteristiche e dimensioni diverse dipendenti dalla intensità e dal segno medi definite dagli utenti.
Questa è una rappresentazione elemetare che non vuole essere una rappresentazione diretta, ma piuttosto schematica.
6.2 Strumenti di interesse già esistenti
6.21Simulatore di Scenari
Abbiamo visto che uno degli obiettivi fondamentali per una buona riuscita di un processo di pianificazione partecipata è riuscire a definire innanzitutto l’immaginario collettivo che gli abitanti hanno rispetto al proprio territorio. I “simulatori di scenari” sono gli strumenti più adatti alla definizione e rappresentazione della struttura e delle relazioni che definiscono tale immaginario.
Una volta costruito un immaginario collettivo (scenario) della situazione presente si può passare alla “costruzione” di uno scenario futuro (cioè un piano). Naturalmente parliamo solo di schemi e relazioni che però possono essere preziosi per definire le linee guida di un qualsiasi piano.
Tra i vari progetti sviluppati in diversi paesi e settori, considero molto interessante il simulatore denominato: “The Time Machine” proposto dal LaMP (Laboratorio di Analisi e Modelli per la Pianificazione).
La Macchina del Tempo è un software per la costruzione degli scenari basata sulla cross-impact analysis.
Gli scenari sono ottenuti attraverso l’interazione di diversi insiemi di entità attivabili in modi personalizzabili, i quali si influenzano a vicenda, e danno luogo ad uno scenario finale.
L’ipotesi di lavoro alla base del modello è l’idea che sia possibile “modellizzare” un sistema ed i suoi possibili sviluppi/scenari attraverso una serie di eventi che lo rappresentano.
In altre parole, il sistema viene definito come un ventaglio di scenari “in potenziale” attraverso una serie di eventi possibili.
Lo strumento si è rivelato particolarmente utile per l’attivazione di discussioni e per processi di costruzione del consenso.
Questo è un ulteriore argomento a favore dell’utilità di questa tecnica per la previsione del futuro: dato che normalmente abbiamo a che fare con sistemi la cui evoluzione dipende dalle azione di diversi soggetti, una tecnica che permetta di rilevare o anche influenzare il “movente” di azione umana, ovvero le visioni del mondo, la percezione delle situazioni, le aspettative sui comportamenti altrui e così via, merita un certo rispetto. Questo è particolarmente vero se i partecipanti alla “costruzione” della “simulazione di uno scenario” sono gli attori stessi, gli agenti dal “mondo reale”.
6.22 Open Space Technology (OST)
L’Open Space Technology (OST) è stato creato nella metà degli anni ’80 da un esperto americano di scienza delle organizzazioni, Harrison Owen, che realizzò che le persone che partecipavano alle sue conferenze apprezzavano più di ogni altra cosa i coffee break.
I seminari organizzati secondo la metodologia OST non hanno relatori invitati a parlare, programmi predefiniti, o espedienti organizzativi. Al contrario i partecipanti, seduti in un ampio cerchio, apprendono nell’arco della prima mezz’ora come faranno per creare la propria conferenza. Chiunque intende proporre un tema per il quale prova sincero interesse, si alza in piedi e lo annuncia al gruppo, e così facendo assume la responsabilità di seguire la discussione e di scriverne il resoconto. Quando tutti gli intenzionati hanno proposto i propri temi, viene dato avvio alla prima sessione di lavoro e si comincia. Alla fine della giornata sarà distribuito ai partecipanti il resoconto di tutte le discussioni svolte.
6.23 Planning for real
Planning for Real è un metodo di progettazione partecipata, sviluppato a partire dagli anni ’60-’70 dalla Education for Neighborhood Change dell’Università di Nottingham e registrato dalla Neighborhood Initiatives Foundation (NIF), un’organizzazione no-profit fondata nel 1988 da Tony Gibson con sede a Telford in Inghilterra.
L’obiettivo è quello di individuare bisogni e opzioni di intervento su uno specifico contesto territoriale a partire dall’esperienza della comunità locale, individuata come il soggetto che possiede la migliore conoscenza dei problemi del proprio territorio.
In questo senso Planning for Real nasce come tecnica alternativa alla discussione pubblica e ad altri metodi che tendono a favorire la partecipazione delle persone più abituate o più preparate a sostenerli, consentendo invece ad ogni partecipante di esprimere le proprie idee e le proprie opinioni liberamente e in modo anonimo.
Il punto di partenza è sempre una rappresentazione dell’area d’intervento attraverso un modello tridimensionale, il cui scopo è quello di aiutare gli abitanti a identificare ogni elemento del proprio quartiere e a individuare più facilmente su di esso le opere migliorative che ritengono necessarie.
Ogni persona è chiamata a posizionare sul plastico apposite carte-opzione, ciascuna delle quali indica un intervento migliorativo. Lo staff tecnico al termine delle giornata deve aver rilevato le preferenze espresse, per ciascun luogo rappresentato nel plastico, rilevando in questo modo anche la presenza inevitabile di opzioni conflittuali.
6.24 EASW
La metodologia EASW è promossa dalla Commissione Europea come strumento efficace per facilitare il dialogo e la partecipazione sociale in programmi come Agenda 21, Urban, programmi per lo sviluppo locale sostenibile e piani sociali di zona. Con EASW si gestiscono laboratori con un numero di partecipanti compreso tra 20 e 40 persone. Il lavoro è strutturato in due fasi: lo sviluppo di visioni, dove i partecipanti creano uno scenario futuro condiviso. La proposta di idee, dove si formulano idee progetto che possano contribuire da oggi alla realizzazione dello scenario futuro condiviso.
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Avventura Urbana – Associazione di professionisti con l’obiettivo di promuovere la progettazione partecipata – www.avventuraurbana.it
OHA! BOLZANO – Progetto di partecipazione realizzato a Bolzano, curato dall’associazione Avventura Urbana – www.oha-bz.it
Laboratorio Urbano – Associazione di prefessionisti architetti ed urbanisti (Madrid) – www.laboratoriourbano.org
Taller Niños Alcala – Workshop di progettazione partecipata realizzato da Laboratorio Urbano – www.urbanohumano.org/alcala.htm
Wikimap Madrid – Progetto di una mappa interattiva realizzato a Madrid (di cui mi sono occupato personalmente) – www.wikimap.es
Demgames – Progetto britannico di partecipazione attraverso internet – www.demgames.org
E-Democracy National project – Programma britannico per la promozione della partecipazione on-line – www.e-democracy.gov.uk
Local e-gov – Agenzia di promozione della partecipazione locale – www.localegov.gov.uk
AskBristol – Progetto di partecipazione on-line della città di Bristol – www.askbristol.com
Delib Creatin Understanding – Impresa che fornisce servizi di appoggio per la partecipazione on-line – www.delib.co.uk
The Neighbourhood Initiatives Foundation – Fondazione dedicata alla promozione della partecipazione – www.nif.co.uk
Laboratorio di Analisi e Modelli per la Pianificazione – Laboratorio interuniversitario dedicadto allo sviluppo di modelli innovativi per la pianificazione – www.lampnet.org