Come cambia lo spazio pubblico con l’apogeo della sfera digitale?

Secondo Giovanni Sartori, i processi che formano l’individuo trasformandolo in adulto dipendono da quattro fattori: 1) i genitori, 2) i coetanei (peer group), 3) la scuola, 4) i mass media. Purtroppo, secondo Sartori, nella società occidentale di oggi, tanto i genitori come la scuola sono allo sbaraglio. Rimangono solo il “peer group” e i media. A ben vedere, possiamo associare il “gruppo di pari” al contesto dei mass media, dato che in molti casi, il gruppo di pari non ha capacità propria di produrre informazioni e si limita a riprodurre o replicare le informazioni fornite dai media.
In sintesi, secondo Sartori negl’anni novanta, momento in cui scriveva il libro Homo Videns: Televisione e Post-Pensiero, l’opinione pubblica era ancora legata ai media e soprattutto alla comunicazione audiovisiva.

Continuerà ad essere così con l’ascesa delle reti sociali (social network)?

Se guardiamo il crescente uso dei social network nella rete, ci rendiamo conto che stiamo assistendo ad un processo di cambiamento che porterà alla scomparsa della dissociazione tra identità digitale e identità fisica.
Voglio dire che stiamo assistendo al potenziamento di una parte della nostra identità, quella digitale. Questo aspetto ci permetterà di superare i limiti relazionali imposti dai mass media: e presto saremo tutti (o quasi) prosumers, cioè produttori e consumatori delle informazioni che riceviamo quotidianamente.

La maggior parte delle persone continuerà a vivere normalmente senza preoccuparsi di come la propria presenza (identità) si muova nelle reti sociali digitali, tuttavia è probabile che nel giro di pochi anni, il concetto di identità si componga inevitabilmente tanto della dimensione fisica che della digitale.
Di conseguenza, ogni persona avrà il compito di prendersi cura della propria identità digitale con la stessa attenzione che dedica alla reale, cosa che alcuni giovani hanno già iniziato da alcuni anni.

Dobbiamo però tener conto di alcuni fattori che sono specifici di questo nuovo tipo di identità, che comprende anche una dimensione temporale. Il processo di costruzione dell’identità digitale nella rete, infatti, richiede tempo, e produce un’impronta visibile ed accessibile da qualsiasi utente. Pertanto l’identità digitale di una persona sarà la somma delle informazioni (tracce) lasciate nella rete in passato e delle nuove.

Normalmente nell’ambito presenziale siamo abituati a controllare la nostra immagine pubblica, facendo vedere solo ciò che vogliamo. Tuttavia, il controllo delle informazioni lasciate dalla nostra identità in rete, non sarà più di nostra sola competenza, ma si ridistribuirà tra amici e conoscenti (cioè il gruppo di pari o peer group).

In base a queste premesse, coloro che mi conoscono potranno pubblicare informazioni (foto, testi, ecc…) direttamente o indirettamente connessi alla mia identità (digitale) senza bisogno della mia approvazione. Ed è questo ciò che oggi accade nella maggior parte delle reti sociali.

C’è una linea di pensiero che considera la rete come un ecosistema in cui riversiamo i tratti più negativi della nostra personalità. Dolors Reig dimostra come questo tipo di discorso non prenda in considerazione il differente uso che ne fanno adulti e ragazzi: i primi, usano Internet come mezzo di sviluppo professionale e di apprendimento a seconda dei propri ambiti di interesse, mentre i secondi sono forse più propensi alla mera socializzazione.

Un dato di fatto è che l’identità digitale sarà pienamente integrata nel processo di apprendimento e sarà sempre più legata ad un luogo (o concetto) fisico.

L’idea che avevamo di una (o più) identità digitali parallele e svincolate dalla realtà penso che non interessi a nessuno: visto che in realtà non abbiamo nemmeno il tempo di creare identità parallele.

La nostra identità non sarà più un prodotto delle sole informazioni pubblicate da me o dai miei amici, ma anche dalle informazioni che pubblicano i miei dispositivi digitali. Un esempio è l’uso di servizi come Foursquare che, sfruttando la connessione internet del mio smartphone, è in grado di aggiornare e rendere pubblica automaticamente la mia geolocalizzazione nel mio social network.

Quale sarà l’impatto sullo spazio pubblico?

L’identità digitale, le reti sociali e l’uso delle nuove tecnologie ci permetteranno di caratterizzare lo spazio pubblico come un luogo di libera espressione per eccellenza.

I luoghi torneranno a parlare di noi ed è possibile che come conseguenza, torneremo ad interessarci delle caratteristiche (e qualità) del nostro intorno fisico.

La possibilità di associare le identità digitali ad alcuni spazi pubblici offrirà nuove opportunità ai vicini di casa per conoscersi meglio. Nasceranno social network locali con la scusa di favorire le comunicazioni tra i vicini/usuari che frequenteranno detti spazi.

Associare un’identità digitale ad un luogo (quartiere o strada) di residenza, aprirà nuove frontiere alle dinamiche di comunicazione di scala iper-locale, catalizzando nuovi processi di identificazione locale con gli spazi pubblici del quartiere in cui si vive o lavora.

Si svilupperanno tecnologie che permetteranno alle persone di interagire con gli spazi pubblici del loro quartiere.

Alcuni teorici come Emilio Martínez Gutiérrez interpretano lo spazio pubblico come luogo di educazione sociale. La connessione tra le reti sociali, l’identità digitale e spazio pubblico ci consentirà di produrre processi dinamici in grado di collegare i quattro fattori che ci rendono persone: genitori, il “gruppo dei pari”, la scuola ei mezzi di comunicazione (cit. Sartori). Il risultato sarà l’amplificazione dei processi di educazione sociale e, cosa ancor più interessante, di un nuovo ruolo dei genitori e della scuola.

Il peso che ricoprirà l’inequivocabile identità digitale di ogni persona faciliterà lo sviluppo di innovativi progetti di hardware sociale. Attualmente questi progetti hanno spesso problemi a causa molte volte di un processo di partecipazione anonima dei cittadini. (Ad esempio, nella piazza di un quartiere si proietteranno su uno schermo video prodotti dai vicini in forma non anonima – www.plazaletras.es).

Riferimenti

Berners – Lee, T. (2007): Giant Graph globale:
http://dig.csail.mit.edu/breadcrumbs/node/215

Sartori, G. (1997 ): Homo videns. Televisive e post – pensiero, Laterza, Roma, 2007;

Reig, D. (2009 ): “Internet delle persone “:
http://.dreig.eu/caparazon/2009/02/15/internet-de-las-personas-ni-solos-ni-locos-en-la-web

Ho pubblicato questo articolo originalmente il 27 novembre de 2015 sul sito Sardarch.

Crediti: Photo by Evan Krause on Unsplash

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