Signor Sindaco Massimo Cialente, dott. Guido Bertolaso:

Per chi non se ne fosse ancora accorto mi sta molto a cuore la vicenda del terremoto a L’Aquila e soprattutto lo squallore derivato dall’intervento dello stato che grazie al potere mediatico berlusconiano é completamente occultato a la maggioranza degli italiani.

Oggi voglio pubblicare una lettera scritta dai comitati cittadini aquilani che cercano ad ogni costo di riportare sulla buona strada (quella partecipata) il processo di partecipazioen della città.

Signor Sindaco Massimo Cialente, dott. Guido Bertolaso,

con questa lettera intendiamo ribattere con chiarezza alla Vostra chiara missiva congiunta del 10 ottobre.

E’ vero: comincia a fare freddo, all’Aquila ed è un bene che il Comune dell’Aquila e il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile se ne siano accorti. Proprio perché ve ne siete accorti anche Voi, l’analisi che fate della situazione delle tendopoli necessariamente da smantellare, è perfetta.

Peccato che si dimentichi una premessa: la decisione di lasciare per così tanto tempo le persone nelle tendopoli è stata presa da Voi, che avete scientemente rifiutato l’uso di altri sistemi utilizzati per la gestione dell’emergenza dopo altri eventi sismici e che, fra l’altro, avrebbero ben risposto alle indicazioni delle integrazioni al Metodo Augustus, finalizzato ad evitare lo spostamento delle famiglie interessate da un evento calamitoso dai luoghi di abituale residenza.

Voi, che, insieme al Governo, avete fatto credere che tutti avrebbero avuto una sistemazione entro settembre. Quando questo si è rivelato impossibile (era il mese di luglio, ma lo si sapeva da tempo), il Presidente del Consiglio dichiarò che il termine ultimo per dare un tetto a tutti sarebbe stato novembre. Nello stesso intervento, la Conferenza Stampa dell’8 luglio al G8, il Presidente del Consiglio promise anche un altro G8 “entro l’anno” sulle catastrofi naturali, all’Aquila. Altra promessa – fortunatamente, questa – disattesa. Fu proprio Lei, dott. Bertolaso, a giustificarlo in seguito, dicendo che aveva parlato sull’onda dell’entusiasmo. Mentre Lei, dott. Cialente, cominciava a chiedere i Moduli Rimovibili anche per L’Aquila. Casette su ruota, li chiamava, se lo ricorda?
Bene, oggi voi garantite a tutti quelli che hanno una Casa E e F una sistemazione entro il 31 dicembre 2009. E’ forse un gioco al ribasso?

Voi, che ora chiedete ai cittadini un ultimo sforzo e che tirate in ballo il Natale, da passare tutti assieme all’Aquila, non siete nemmeno disposti a ammettere i Vostri numerosi errori, commessi in nome di una costruzione di 19 new town che disgregheranno una volta di più un tessuto sociale già devastato.

Voi che oggi vi accorgete che fa freddo e che fate una perfetta analisi della situazione dimenticandovi di ammettere che siete stati Voi a crearla.

Così come vi siete dimenticati di Piazza d’Armi; della ricostruzione sociale, del lavoro; delle case A, B, C che pure citate (sono stati messi in campo tutti gli strumenti necessari, sì. Ma quando è stato fatto? Vogliamo parlare dei tempi?); delle soluzioni che, in Umbria, hanno garantito una ricostruzione soddisfacente senza la perdita dell’identità territoriale. Così come vi dimenticate di dire agli aquilani cosa sarà dell’Aquila fra dieci anni. Dell’Aquila di una volta, quella prima del 6 aprile, ma anche delle sue 19 new town.

Voi che in tempo di emergenza avete preso decisioni che avranno ricaschi a lungo, lunghissimo termine e avete ignorato ogni istanza proveniente dal territorio e dalla sua gente, oggi pensate, dopo sei mesi, che possa essere sufficiente per tutti un periodo di pochi giorni per attuare il trasferimento.

Voi, con le vostre decisioni dall’alto, ancora una volta sopra la testa delle persone, ignorandole nei loro bisogni più elementari. Voi, con il vostro assistenzialismo spinto e la presunzione di sapere cosa è meglio per tutti.

Mentre scriviamo, piove forte e fa proprio freddo. E Voi non dovreste avere il coraggio di chiedere ancora collaborazione.
Almeno, non prima di aver pubblicamente ammesso i vostri errori.

A qui volesse avere maggiori informazioni su cuanto accade a L’Aquila consiglio i siti: www.collettivo99.org e www.3e32.com

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  1. Migaja says:

    Con tutto il rispetto, perché i soldi presi con il concerto “Amiche per l’Abruzzo” invece che alla zona rossa, non è stato deciso di destinarli ad altro? Dal momento che, chissà, quando la zona rossa verrà resa “operativa”… e l’amministrazione avrebbe dovuto esserne a conoscenza.
    Sono fortunata, perché per ora, dove vivo io non si è ancora registrato un evento così catastrofico e nonostante provi ad immaginare cosa possa significare, non riesco a comprenderlo in tutta la sua drammaticità ed emotività.
    Ho vissuto molti terremoti documentati alla televisione ma, non ricordo né governi né persone né media dare così giusto risalto come è stato fatto per l’Aquila, (anche per l’Umbria) nonostante sento ripetere in continuazione che vi sentite soli.
    Tutti noi, e soprattutto queste donne professioniste nella musica vi hanno regalato un concerto da fare venire i brividi ed emozionare in una maniera incredibile. Non solo… anche la rispettosissima cifra di 1.183.406,52 di euro… Nonostante ciò ho risentito la lamentela a Matrix che l’Aquila è sola…
    Ci sono persone che hanno vissuto morendo nell’amianto, al freddo, al caldo, alla pioggia… Persone scampate ai terremoti e morte nei container…
    Abbiamo aiutato tutti, anche chi come me, disoccupata da anni, ha levato qualcosa alla propria figlia perché ve ne erano altri da aiutare ( sottolineo che non sono donna di Chiesa e non ci vado…) ma vi prego, tutto ciò che è stato fatto con grande fatica non dovete prenderlo come un niente.
    Ricordiamoci che nella vita nulla ci è dovuto ma a tutto ciò che arriva bisognerebbe rispondere grazie e comprendere che è sempre meglio di niente.
    State pure con il fiato sul collo al Governo Berlusconi e alla Protezione Civile ma fatelo anche con l’Amministrazione chiedendo sempre conto dei soldi che prende, dove li prende e cosa ne farà. Questo principio vale per tutti.
    Un saluto.